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Cooperazione dal basso per Vio.Me

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Foto, fonte: http://blog.holosophic.org

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di Paolo Cacciari*

“Una città in Comune” è la lista di cittadinanza di Firenze fondata da persone appartenenti a comitati e associazioni locali (www.unacittaincomunefirenze.it). Dal maggio scorso hanno deciso di avviare un progetto internazionale di cooperazione decentrata e di solidarietà autogestita a favore delle persone colpite dalla crisi e dalle politiche di austerità in Grecia. Hanno aperto una raccolta di denari attraverso donazioni, cene, vendite di libri e conferenze in modo da poter spedire regolarmente ogni mese un bonifico di 330 euro alla fabbrica recuperata dai lavoratori Vio.Me. di Salonicco (L’autogestione della fabbrica dei saponi), diventata famosa in tutto il mondo per essere stata occupata dalle maestranze dopo l’abbandono dei proprietari quattro anni fa e aver riconvertito la produzione di ceramiche chimiche a saponi e detersivi biologici.

Alla Vio.me (come raccontato più volte su Comune, nel dossier dedicate alla fabbriche recuperate attraverso l’autogestione, Reinventare la vita dal lavoro, ndr) lavorano in condizioni di uguaglianza e decidono tutto in assemblea. “Una città in Comune” ha scelto di non versare i denari raccolti sotto forma di donazione a fondo perduto, ma di utilizzarli per l’acquisto dei loro prodotti per conto di due cliniche solidali autogestite locali (Kia) di Thermi e Salonicco e del centro di auto-aiuto delle donne di Salonicco (leggi anche Auto-organizzazione sanitaria in Grecia). Si genera così un piccolo circuito di resistenza e auto-aiuto, peer to peer che crea cooperazione dal basso. Il modello tende a facilitare il contatto diretto, senza intermediari commerciali, tra produttori e utilizzatori dei beni per decidere assieme cosa c’è davvero bisogno.

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Attivisti della lista fiorentina sono andati a far visita ai loro partner e raccontano di una situazione difficilissima, sia in fabbrica, isolata in un deserto post-industriale, impossibilitata ad approvvigionarsi di alcune necessarie materie prime e capace di generare un reddito da lavoro per non più di quindici persone, sia nel sistema sanitario pubblico ridotto al collasso. Medici e infermieri uniti a molti volontari, soprattutto donne, hanno dovuto creare questi presidi medici informali che garantiscono assistenza e medicinali anche a chi non ha assicurazioni e denari per pagare i costosi ticket. Non fanno distinzione di cittadinanza, non chiedono documenti, sono completamente gratuiti, sono gestiti da associazioni degli amici dell’ambulatorio che hanno anche il compito di raccogliere donazioni (ma non accettano sponsorizzazioni interessate, nemmeno dai partiti). La clinica di Thermi, è aperta cinque giorni la settimana, è aiutata da una Ong di medici francese, è ospitata in un prefabbricato presso un centro sportivo e si compone di una stanza per le visite mediche e un’altra per i colloqui psicologici e le visite pediatriche, un ripostiglio, due microscopici gabinetti e una zona abbastanza ampia adibita a farmacia e deposito di materiale sanitario.

Complimenti a Una città in comune di Firenze che dimostra con i fatti come la dimensione politica locale sia quella che permette di avere una capacità d’azione concreta in qualsiasi luogo del mondo.

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* Paolo Cacciari è autore di articoli e saggi sulla decrescita e sui temi dei beni comuni. Il suo nuovo libro, Vie di fuga (Marotta&Cafiero) – un saggio splendido su crisi, beni comuni, lavoro e democrazia nella prospettiva della decrescita – è leggibile qui nella versione completa pdf (chiediamo un contributo di 1 euro). Questo articolo è stato inviato anche a Left.

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